Rientrano negli infortuni di stress un gruppo di patologie che variano dalla periostite alla frattura da stress con rottura completa della corticale dell’osso. Sono infortuni abbastanza comuni e tipici degli sport di corsa e salto in cui si ha un carico ripetitivo sub massimale sull’osso.
Frattura da stress e periostite: facciamo chiarezza
Periostite: infiammazione del periostio, il tessuto che riveste le ossa.
Frattura da stress: interruzione della struttura (corticale) ossea data da uno sbilanciamento tra carico meccanico e capacità di guarigione dell’osso stesso.
Quali sono le principali ossa coinvolte?
· tibia;
· perone;
· metatarsali (secondo, terzo e quinto);
· sesamoidi dell’alluce.
Perché cadiamo negli infortuni da stress?
Sono infortuni spesso associati ad aumenti di volume o di intensità del carico di lavoro con un tempo di recupero inadeguato. Si sono quindi identificati specifici fattori di rischio: deficit energetico, bassi livelli di vitamina D, mal allineamento degli arti inferiori, alterazioni del ciclo mestruale, riduzione della densità minerale ossea, cambio delle scarpe con cui si corre, cambio delle superfici di allenamento, rapido cambio dei programmi di allenamento (distanza, ritmo, volume oppure cross-training senza il tempo adeguato per adattarsi).
Questi fattori agiscono sulla fisiologica capacità dell’osso di sopportare i carichi meccanici cronici e riparare i microdanni che avvengono a ogni allenamento. Questo squilibrio porta a reazioni da stress, come la periostite, e se l’attività non viene modificata si arriva a una vera e propria frattura dell’osso.
I sintomi
Chi ne soffre lamenta un dolore insorto gradualmente, senza un trauma specifico. La presenza di uno o più fattori di rischio tra quelli elencati precedentemente ci deve far insospettire. Inizialmente il dolore si presenta solo durante l’attività sportiva, ma se quest’ultima non subisce modifiche il dolore si avverte anche nella vita quotidiana, tipicamente toccando l’area interessata che, a volte, presenta gonfiore.
Cosa fare
Recarsi dallo specialista (ortopedico, fisiatra, medico dello sport) che potrà richiedere delle radiografie all’arto colpito o una risonanza magnetica che permette di diagnosticare anche reazioni da stress in fase iniziale.
Come si cura
Il trattamento dipende dall’osso colpito, dal tipo di frattura (alcune sono più complesse rispetto ad altre). Nelle situazioni più semplici si modificherà l’attività (lavoro in acqua, bicicletta, ellittica…) attuando anche strategie per ridurre il dolore. Dopo un periodo senza dolore si potrà ricominciare gradualmente a praticare la propria attività proseguendo la fisioterapia.
Nelle fratture che comportano maggiori rischi di non guarire è necessario l’utilizzo di stampelle per qualche settimana e, nei casi più gravi, può essere necessario un intervento chirurgico.
In questi casi, è utile valutare la biomeccanica del gesto della corsa e seguire dei programmi volti a correggere i movimenti scorretti o utilizzare plantari per correggere l’appoggio.
Anche la valutazione dello stato di vitamina D e calcio può essere utile perché sono nutrienti facilmente integrabili nella dieta.
Come si previene
La principale arma di prevenzione è la gradualità nell’aumentare l’intensità degli allenamenti e nell’adottare cambiamenti di scarpa e/o superfici. È stato dimostrato che l’integrazione di calcio e vitamina può ridurre il rischio di fratture da stress (occorre evitare integrazioni faidate però!). È importante riporre attenzione alla Triade nelle atlete femmine (disturbi del ciclo, deficit calorico e deficit di mineralizzazione ossea).
Per chi vuole approfondire
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