È l’impresa di chi non ha mai smesso di crederci. Strepitosa tripletta azzurra alle Paralimpiadi, in una giornata epocale per il movimento paralimpico e per tutto lo sport italiano a Tokyo. Sotto la pioggia, sulla pista del trionfo olimpico di Marcell Jacobs e della staffetta 4x100, Ambra Sabatini conquista un fantastico oro paralimpico nei 100 metri T63, firmando il record del mondo di 14.11. Con lei, a cantare l'inno di Mameli su un podio che resterà per sempre impresso nella memoria dello sport azzurro, la medaglia d'argento è per Martina Caironi (14.46) e il bronzo per Monica Contrafatto (14.73).
“Mi sembra incredibile, ancora non ci posso credere. Era un sogno che avevamo da sempre, eravamo un duo che è diventato un trio e siamo riuscite a farcela - le parole di Ambra Sabatini - desideravo troppo la medaglia, rappresenta il riscatto di questi due anni dall’incidente e finalmente mi sento completa. È stata una gara combattuta fino all’ultimo e siamo state tutte bravissime”. Grossetana di Porto Ercole, portacolori delle Fiamme Gialle, soltanto diciannove anni ed è già campionessa paralimpica. Il crocevia della propria vita il 5 giugno 2019, mentre raggiungeva gli allenamenti d’atletica (mezzofondo) in scooter insieme al papà: travolti da un auto, ad Ambra è stata amputata la gamba sinistra. Ispirata da Martina Caironi, appena uscita dall’ospedale di Firenze ha cominciato la propria nuova vita, sulla pista di Grosseto, scegliendo la velocità e il salto in lungo, e raggiungendo rapidamente il vertice internazionale.
“È stata una gara molto intensa, non sono partita al massimo ma Ambra è andata come un razzo, mi ha battuta e mi ha battuta bene: lo accetto - ha detto Martina Caironi, bergamasca delle Fiamme Gialle, oro a Londra e Rio - Ho fatto nella stessa giornata i miei due tempi migliori di sempre e sono soddisfatta: il 'trio medusa' è arrivato. Ci unisce la voglia di superarci e di tirare fuori qualcosa di più dalla condizione di disabilità che abbiamo. Non solo abbiamo superato la nostra condizione di svantaggio, ma ne stiamo facendo qualcosa di grande. Io mi sono ispirata molto a come vedo muoversi Ambra che viene da pochissimo dall’atletica normo e ha movimenti perfetti, ma anche a Monica e non gliel’ho mai detto prima: io mi lamento di avere 32 anni, ma cominciare dopo quello che le è successo e non avere più 20 anni è straordinario”. Prima dell’incidente, Caironi praticava la pallavolo: nel novembre 2007, a 18 anni, è stata investita da un’auto mentre guidava il suo motorino. L’incidente le è costato l’amputazione della gamba sinistra attraverso il ginocchio. Tre anni dopo ha cominciato a praticare atletica. È stata la prima donna a scendere sotto i 15” sui 100 metri T42. Ha l’abitudine di dare un nome alle proprie protesi: Berta è quella con cui cammina, Cheeta quella che usa per correre.
“La dedico all’Afghanistan, è il motivo per il quale alla fine mi trovo qui e non da un’altra parte - il commento di Contrafatto - È il Paese che mi ha tolto una parte di me, ma in realtà mi ha regalato tante emozioni e una nuova vita, che è fighissima. Il nostro sogno era quello si salire sul podio in tre, e ci siamo riuscite”. Caporal maggiore scelto dell’Esercito, la siciliana di Enna (Caltanissetta), in forza al Gs Paralimpico Difesa, è stata gravemente ferita il 24 marzo 2012 durante un attacco a una base italiana in Gulistan, Afghanistan. Ha subito l’amputazione della gamba destra nonché la ricostruzione dell’intestino e di una mano. Durante la convalescenza è rimasta folgorata dalla vittoria di Martina Caironi sui 100 metri alla Paralimpiade di Londra 2012 vedendo la sua gara in televisione e ha deciso di iniziare a correre. È stata la prima donna soldato italiana a ricevere la medaglia al Valore dell’Esercito.
“Noi l’abbiamo sognato questo risultato, queste splendide ragazze ce l’hanno regalato - esulta il presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli - È la più bella istantanea con cui potevamo chiudere una paralimpiade meravigliosa. Questa sera abbiamo fatto la storia, ma non è che l’atto finale della storia compiuta in tutti i giorni passati". E poi prosegue: “mi auguro veramente che tanti ragazzi e ragazze disabili vedendo questi straordinari atleti ed atlete decidano di avvicinarsi allo sport. Perché queste sono medaglie straordinarie, noi lavoriamo con grande umiltà, con grandi sacrifici, soprattutto gli atleti, le loro società sportive, le federazioni. Ma la medaglia più bella sarà sempre quando riusciremo a portare sui campi, nelle piscine, nei palazzetti, il maggior numero possibile di disabili”.
(fonte: Fidal.it)
Foto Comitato Italiano Paralimpico