A Seriate la “Lezione” degli Azzurri FISPES
Venerdì 16 dicembre l’Istituto Scolastico Paritario Sacra Famiglia di Seriate, in provincia di Bergamo, ha invitato 220 studenti appartenenti a 10 classi, accompagnati dal corpo docente, ad assistere all’evento intitolato ‘Sport e inclusione: il bullismo non fa per noi’, organizzato da FISPES per sensibilizzare scuole e territorio su questo tema molto delicato nella fascia d’età dai 10 ai 13 anni.
A fare gli onori di casa, oltre ai rappresentanti dell’Istituto, c’erano anche il Sindaco di Seriate Cristian Vezzoli e l’Assessore allo Sport Antonella Gotti.
L’incontro, moderato dal giornalista sportivo Alberto Dolfin, si è sviluppato intorno ai valori inconfutabili dello sport paralimpico e dello sport in generale, come esempio di esaltazione ed accoglienza delle diversità e delle disabilità grazie alle incisive testimonianze del Presidente federale Sandrino Porru e degli atleti di Para atletica Francesca Cipelli e Davide Bartolo Morana.
La sprinter e saltatrice in lungo, da anni in forze alla Nazionale italiana e reduce dall’esperienza delle Paralimpiadi di Tokyo 2020, ha voluto sottolineare l’importanza dell’unicità delle persone e dell’accettazione della diversità nei vari contesti di vita: “Quando ero una bambina e ho avuto l’incidente che mi ha provocato la cerebrolesione, cadendo nella palestra della mia scuola, ero in grande difficoltà nel fronteggiare chi non mi accettava e mi umiliava per le mie abilità diverse. Lo sport e l’incontro con la Para atletica mi hanno insegnato a trasformare questa mia diversità in un cavallo di battaglia. Lo sport mi ha salvata perché, se a scuola mi sentivo un peso in un clima oppresso, al campo la mia disabilità veniva valorizzata e vissuta con fierezza. Non bisogna spaventarsi della diversità: gli imprevisti nella vita sono dietro l’angolo, ma le cadute si affrontano con la capacità e la forza di reagire. Rompiamo gli stereotipi e tutte le paure. La disabilità non è della persona, ma di coloro che la fanno pesare”.
Il velocista siciliano, da poco trasferitosi a Bergamo per allenarsi, ha raccontato invece di aver perso entrambi gli arti inferiori e superiori a causa della meningite che lo ha colpito nel 2018, e ha detto: “È bello essere qui con voi oggi e, in sincerità, avrei sperato di partecipare ad un evento del genere quando anch’io avevo 11-12 anni. Quando ho avuto la malattia infatti, pensavo che se avessi conosciuto prima la disabilità, magari sarei stato più preparato. Entrare in questo bellissimo mondo paralimpico ha spalancato le porte al significato vero della diversità che è qualcosa che arricchisce persone e vite. Io oggi sono un sopravvissuto: sono rinato, corro veloce con le protesi e devo tutto alla disciplina che lo sport mi ha insegnato negli anni precedenti alla meningite. Ogni obiettivo è difficile da raggiungere, ma con lavoro ed impegno, e senza pregiudizi, si può fare tutto”.
Il Presidente Porru ha aggiunto: “Voi ragazzi siete certamente il futuro della nostra società e della nostra umanità. Incontrarvi è sempre una grande opportunità di semina, soprattutto di quei valori imprescindibili ed essenziali della nostra esistenza. Il fenomeno del bullismo, sempre più diffuso tra i giovani, è il termometro di quanto la relazione con gli altri sia trascurata. Oggi vogliamo testimoniare quante risorse e talenti sono nascosti all’interno delle singole persone e quanto è importante aiutare ciascuno a saperle riconoscere. Impariamo a saper apprezzare il bene comune, averne cura e alimentarlo quotidianamente. Un grazie particolare a Deanna, una delle nostre piccole atlete della Scuola itinerante FISPES, per averci offerto questa opportunità di incontro e di crescita comune con voi tutti”.
Licia Rossellini, la mamma di Deanna che partecipa all’esperienza sportiva di carattere nazionale della Scuola itinerante FISPES proprio dedicata ai bambini con disabilità dai 5 ai 16 anni, ha detto: “Lo sport è gioco, è la bellezza dello stare insieme e del crescere in squadra. Migliora qualità fisiche, potenzia aspetti cognitivi e sviluppa nuove competenze. Lo sport è di tutti perché tutti hanno il diritto di giocare e quando si gioca tutti insieme, il finale è sempre più bello. Ma per fare tutto questo c'è bisogno di accrescere la cultura dell'integrazione e dell'inclusione che spesso è assente o sconosciuta. Perché un ragazzo non è disabile perché non vede o non cammina; un ragazzo è disabile quando qualcuno lo esclude e qualcun altro gli ricorda i suoi limiti. Cancelliamo la parola esclusione dal vocabolario, la vita è oggi. Siate originali nelle vostre imperfezioni e crediate in quello che siete”.
Giuliana Grillo/FISPES
FOTO Stefano Borghesi/FISPES