Addio Stefano Malinverni, Grande 400ista
Una notizia molto triste ha scosso quest’oggi l’atletica italiana e, in particolare lombarda e milanese. A 65 anni è improvvisamente mancato Stefano Malinverni, grande esponente dei 400 metri a cavallo degli Anni Settanta e Ottanta, contemporaneo di un altro formidabile quattrocentista milanese come Mauro Zuliani. Alla moglie Susy, alle figlie e a tutta la famiglia Malinverni va il più affettuoso abbraccio da parte del presidente Gianni Mauri, del Consiglio Regionale FIDAL Lombardia e di tutta l’atletica lombarda.
IL RICORDO di Fausto Narducci
Con Stefano Malinverni, uno dei talenti più cristallini dei nostri 400 metri ma anche personaggio carismatico dotato di una innata simpatia, se ne va un altro pezzo importante della nostra atletica. Nato il 14 maggio 1959 a Cinisello Balsamo (Milano), scomparso nelle ore scorse, Malinverni aveva indissolubilmente legato il suo nome a uno dei momenti iconici della storia dell’atletica azzurra: il bronzo della 4x400 a Mosca 1980. Un’impresa che è automatico associare a Pietro Mennea, fresco campione olimpico dei 200, ma che propose quell’immagine del quartetto che è facile ritrovare in tutte le riviste dell’epoca. Stefano Malinverni, primo frazionista, è insieme a Mauro Zuliani, Roberto Tozzi e il grande Pietro dopo quella impresa che venne realizzata in due atti. Prima il record italiano di 3’03”5 con il terzo posto in batteria dietro a Germania Est e Cecoslovacchia (il primato precedente era stato stabilito dallo stesso Malinverni insieme a Borghi, Di Guida e Tozzi a Città del Messico nel ’79 in 3’03”80) e poi l’insperato terzo posto in finale con Mennea che riuscì a sopravanzare la Francia per 3 decimi, sia pure con un tempo più alto della batteria (3’04”3) alle spalle di Urss e Germania Est praticamente imprendibili. In quella stessa Olimpiade, Malinverni aveva superato anche le batterie della gara individuale (47”63) fermandosi ai quarti ma riuscì a vivere il suo momento di gloria anche per l’attenzione mediatica rivolta a Mennea.
TALENTO GIOVANILE - A proposito di Stefano parliamo di un talento giovanile della nostra scuola dei 400. Nato a Cinisello Balsamo, in quella cintura milanese in cui ha sempre vissuto, Malinverni aveva cominciato l’attività alla Libertas Sesto San Giovanni, trasferendosi poi all’Iveco Torino, alle Fiamme Oro Padova e alla Pro Patria Milano. Allievo di Roberto Vanzillotta sulla pista che sorge proprio al confine fra Sesto e Cinisello, era entrato in Nazionale nel ’76 rimanendoci per una decina d’anni e cogliendo 5 titoli italiani (indoor e outdoor) a cavallo fra 1979 e 1981. Soprattutto le sue imprese giovanili hanno attraversato i decenni. Di Malinverni si era parlato anche nel 2005 quando Claudio Licciardello (oggi tecnico di Ali) con 46”47 aveva cancellato il suo record italiano juniores di 46”63 che resisteva da 27 anni (1978) ed era il più antico della categoria. E Malinverni fino al maggio di quest’anno ha detenuto il record italiano della 4x100 allievi stabilito il 26 giugno 1976 a Orleans in Francia in 41”10 con Mosconi, Zuliani e Grazioli.
LE ALTRE MEDAGLIE - Da azzurro Malinverni (che nei 400 aveva un primato di 46”09 ottenuto nell’81) aveva vissuto momenti importanti non solo nella staffetta e aveva mostrato una certa predilezione per le piste indoor dove era stato due volte sul podio agli Europei: argento nel ‘79 a Vienna in 46”59 e bronzo nell’81 a Grenoble in 46”96. In mezzo anche il bronzo alle Universiadi di Messico ’79 dove potè assistere al record mondiale di Mennea. Un altro momento magico lo visse con la 4x400 alla Coppa Europa 1981 quando vinse in 3’01”42 insieme Di Guida, Ribaud e Zuliani.
DOPO L'ATLETICA - Dopo l’atletica, nonostante le pressioni, aveva deciso di non diventare allenatore sul campo ma con la moglie Susy Montanari aveva messo su una palestra in zona piazzale Brescia a Milano dove poi aveva cominciato a esercitare la sua attività di fisioterapista. Molti atleti milanesi si affidavano a lui per i pesi e Stefano, insieme agli inseparabili amici Zuliani, Bonetti e Rho, non mancava mai sugli spalti al Golden Gala. I compagni ricordano la sua allegria contagiosa e tanti episodi goliardici come quando nei raduni a Formia imitava gli alligatori a filo d’acqua in piscina. Un leader anche fuori dal campo. Da tempo era afflitto da una malattia degenerativa ed era stato ricoverato in ospedale ma nulla lasciava presagire conseguenze così immediate e gravi. Lascia la moglie e le figlie Francesca e Giulia.