Nel “Motore” di una Scarpa da Corsa con Nike e Puppi
L’evento di presentazione del modello “Invincible 3”, organizzato da Nike con la collaborazione del Comitato Regionale FIDAL Lombardia in una proficua sinergia scattata con il meeting giovanile dello scorso 21 settembre all’Arena di Milano, è stato anche il momento per “aprire” idealmente come in una officina motore e telaio di una scarpa, l’unica imprescindibile “attrezzatura” senza la quale la corsa (sia essa velocità, ostacoli o mezzofondo in pista, strada, cross, montagna o trail) non può essere declinata.
Nel laboratorio della sede Nike di Milano l’analisi della calzatura è partita da un parallelismo suggestivo quanto...calzante: la tomaia è la “carrozzeria”, l’intersuola il “motore” e la suola rappresenta gli “pneumatici” nella metafora che accosta la scarpa a un’automobile. La “carrozzeria” ha il compito di garantire la traspirabilità nei punti in cui il piede si scalda di più, compito che il modello “Invincible 3” assolve attraverso la tecnologia Flyknit: importante per il corridore è anche gestire al meglio la pressione dei lacci, per cui sono importanti non solo la qualità del modello ma anche l’esperienza di atleta. Il “cuore” pulsante di ogni auto è il motore: allo stesso modo il cuore di una scarpa da corsa è l’intersuola, la parte che assolve al concetto di “ammortizzazione”, il “Sacro Graal” ricercato sin dagli Anni Settanta da Bill Bowerman (allenatore del leggendario Steve Prefontaine). Cruciale è il ruolo della cosiddetta “schiuma” (le Nike “Invincible 3” utilizzano la ZoomX), che ha il ruolo di offrire flessibilità quando il piede si solleva da terra, una corsa fluida quando il piede si muove in avanti e ammortizzazione al contatto con il suolo: per garantire stabilità viene utilizzata anche una clip in zona tallonare. Infine c’è la suola, il cui layout è frutto di uno studio continuo e di un trade off tra varie esigenze: da un lato le esigenze meramente “dinamiche”, ovvero trazione e spinta, dall’altro la necessità di durare nel tempo, infine le caratteristiche di leggerezza che non possono mancare neppure in questa componente.
Ogni pilota, pardon, ogni corridore, ha poi le proprie esigenze: nel corso dell’incontro Francesco Puppi (FOTO a sinistra), comasco più volte a medaglia nei Mondiali di corsa in montagna e trail (nello short trail lo scorso novembre ha conquistato l’oro a squadre e l’argento individuale in Thailandia), ha declinato le proprie. «Su strada e nel trail si cercano risposte diverse – il pensiero dell’azzurro –: su strada a mio parere un’ottima intersuola è più importante della piastra in carbonio perché l’obiettivo che perseguo è una sensazione di leggerezza e galleggiamento; nel trail presto più attenzione ai concetti di grip e stabilità».